Reviews: Tigertail

Tigertail è un mosaico di ricordi in cui il desiderio di riscatto cerca un equilibrio tra arrivi e partenze

Alan Yang (conosciuto ai più per la sua fama di produttore di serie tv di successo tra cui Master of None e Parks and Recreation) racconta con la sua opera prima dal titolo Tigertail (disponibile ora su Netflix) il viaggio altalenante di un immigrato, sospeso in un mosaico di ricordi in cui il desiderio di riscatto cerca un equilibrio tra arrivi e partenze. Un’eterna e costante sensazione di vivere ai margini lo spinge a cambiare il suo destino, ma nella corsa resta l’amarezza che chi sopravvive al dolore ne porta sempre i suoi segni.

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In questo scenario la pellicola invita a guardare il passato con una visione di insieme nella quale ogni momento non è mai fine a se stesso ma necessario per conquistare fiducia nelle proprie speranze. Così nel suo viaggio della memoria, il protagonista sembra voler fare un patto con i suoi ricordi: quello che ha perso diventa un monito per quello che ora non riesce ad apprezzare. Le ingiusitizie sociali, l’indifferenza, la sconfitta, la perdita gli hanno insegnato il valore del sacrificio, ma ora tutto ciò da cui è sopravissuto sembra essersi insediato nella sua testa, quasi come se non riuscisse ad emarginare la sua sofferenza.

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La fredda distanza tra lui e sua figlia sembra incolmabile, un’aridità di sentimenti lontana anni luce dal meraviglioso rapporto che aveva costruito con sua madre condividendo con lei gli anni più bui ma anche più belli di tutta la sua vita. Quello che manca a questo legame padre-figlia e che rappresenta il motore d’azione della sua ricerca interiore è la lucidità di capire che non tutte le scelte che si fanno nella vita meritano un risarcimento.

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A questo punto risulta interessante sul piano narrativo il potere che acquistano i dettagli nei suoi flashback, trasformandosi ora in punti fermi ora in coordinate necessarie per orientare la sua successiva presa di coscienza. Su questa lunghezza d’onda la sceneggiatura offre al protagonista la possibilità di dare un senso ai suoi sacrifici, mostrando come la ricerca della felicità, la condivisione del bene ma soprattutto la conquista di uno status social non siano ad appannaggio solo dell’american dream, ma di tutti coloro che sono sopravvissuti alla perdita e al dolore.

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