Taiwan ha scelto come proprio rappresentante per gli Oscar 2024 per la categoria Best International Film Marry My Dead Body (關於我和鬼變成家人的那件事) la commedia soprannaturale di Cheng Wei-hao, vincitore del premio per la miglior sceneggiatura al Taipei Golden Horse Film Festival.
TRAMA: Un agente di polizia omofobo trova una busta di nozze e scopre che il proprietario è in realtà un fantasma che chiede la sua mano prima di reincarnarsi. Cosa succede quando un essere umano e un fantasma formano un legame unico?
FESTIVAL: Taipei Golden Horse Film Festival, New York Asian Film Festival
TRAILER: https://www.netflix.com/it/title/81689962
CRITICS REVIEWS
“Se esiste una formula nascosta per realizzare un film di successo a Taiwan, Cheng Wei-hao e la sua squadra l’hanno finalmente trovata con Marry My Dead Body, che mescola un’idea esilarante, un cast con alcune delle giovani star del cinema più in voga di Taiwan e una sceneggiatura che racchiude tutti i generi che possono rientrare in una storia di 129 minuti. Dopo soli tre fine settimana di programmazione nelle sale, Marry My Dead Body poteva già puntare alla classifica dei dieci film taiwanesi di maggiore incasso di sempre. Tanta è stata la sua popolarità che ne esiste persino un prequel a fumetti.
Come il precedente blockbuster di Cheng, The Tag-Along, anche Marry My Dead Body affronta le superstizioni locali, anche se in questo caso lo fa a scopi umoristici. Nella cultura tradizionale cinese, i familiari di una persona deceduta non sposata organizzano “matrimoni fantasma” per vari motivi, tra cui portare avanti la linea di sangue di una famiglia (la sposa vivente adotta un bambino e tramanda così il cognome) o liberare i genitori dalla vergogna di un figlia non sposata.
La ragione del matrimonio fantasma in Marry My Dead Body è, fortunatamente, molto meno morbosa. Da quando a Taiwan è stato legalizzato il matrimonio omosessuale, nonna Mao ha sempre sognato di vedere sposato il nipote gay Mao-mao (Austin Lin). Quando Mao-mao muore in un incidente d’auto, nonna Mao cerca di realizzare il suo sogno e organizzare un matrimonio fantasma lanciando sulla strada una busta rossa. Lo sconosciuto che la raccoglierà è destinato a essere lo sposo di Mao-mao.
Sfortunatamente, a raccoglierla è il detective omofobo e misogino Ming Han (Hsu Kuang-han)”
(Kevin Ma, Far East Film Festival)
OSCAR 2023: Lo scorso anno fu scelto Goddamned Asura (Gai si de a xiu luo) di Lou Yian che però non riuscì ad ottenere la candidatura.
CURIOSITÁ: nel 2001 La tigre e il dragone di Ang Lee è stato nominato a ben 10 Oscar, tra cui Miglior film, vincendo ben 4 statuette (miglior film straniero, miglior scenografia, miglior colonna sonora, miglior fotografia).
OSCARS STORY: Nella storia degli Oscar Taiwan ha ottenuto 3 nomination e 1 statuetta con 3 film firmati tutti dal maestro Ang Lee: Il banchetto di nozze (1994), Mangiare Bere Uomo Donna (1995) e la vittoria con La tigre e il dragone nel 2001. 2 volte è stato inserito nella short-list dei semifinalisti: nel 2012 con Saideke Balai di Wei Te-Sheng e nel 2021 con A Sun di Chung Mong-hong.
Elenco delle candidature per la 96a edizione degli Academy Awards per il miglior lungometraggio internazionale:
- Svizzera: Thunder di Carmen Jaquier
- Corea del Sud: Concrete Utopia di Tae-hwa Eom
- Estonia: Sauna Smoke Sisterhood di Anna Hints
- Uruguay: Family Album di Guillermo Rocamora
- Germania: The Teachers’ Lounge di İlker Çatak
- Cile: The Settlers di Felipe Gálvez Haberle
- Canada: Rojek di Zaynê Akyol
- Perù: The Erection of Toribio Bardelli di Adrián Saba
- Colombia: A Male di Fabián Hernández
- Australia: Shayda di Noora Niasari
- Taiwan: Marry My Dead Body di Cheng Wei-hao
- Tunisia: Four Daughters di Kaouther Ben Hania
- Giappone: Perfect Days di Wim Wenders
- Bolivia: The Visitor di Martín Boulocq
- Bosnia Erzegovina: Excursion di Una Gunjak
- Olanda: Sweet Dreams di Ena Sendijarević
- Croazia: Traces di Dubravka Turic
- Lituania: Slow di Marija Kavtaradze
- Bulgaria: Blaga’s Lessons di Stefan Komandarev
- Bhutan: The Monk and The Gun di Pawo Choyning Dorji
- Romania: Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude
- Ungheria: Four Souls of Coyote di Áron Gauder
- Turchia: About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan
- Slovenia: Riders di Dominika Menceja
- Yemen: The Burdened di Amr Gamal
- Iraq: Hanging Gardens di Ahmed Yassin Al Daradji
- Israele: Seven Blessings di Ayelet Menahemi
- Armenia: Amerikatsi di Michael A. Goorjian
- Islanda: Godland di Hlynur Pálmason
- Brasile: Pictures of Ghosts di Kleber Mendonça Filho
- Indonesia: Autobiography di Makbul Mubarak
- Repubblica Ceca: Brothers di Tomáš Mašín
- Finlandia: Fallen Leaves di Aki Kaurismäki
- Macedonia del Nord: Housekeeping for Beginners di Goran Stolevski
- Montenegro: Sirin di Senad Šahmanović
- Lettonia: My Freedom di Ilze Kunga-Melgaile
- Grecia: Behind the Haystacks di Asimina Proedrou
- Portogallo: Bad Living di João Canijo
- Belgio: Omen di Baloji
- Georgia: Citizen Saint di Tinatin Kajrishvili
- Lussemburgo: The Last Ashes di Loïc Tanson
- Marocco: The Mother of All Lies di Asmae El Moudir
- Ucraina: 20 Days in Mariupol di Mstislav Chernov
- Nepal: Halkara di Bikram Sapkota
- Egitto: Voy Voy Voy di Omar Hilal
- Slovacchia: Photophobia di Ivan Ostrochovský e Pavol Pekarčík
- Spagna: Society of the Snow di JA Bayona
- Italia: Io Capitano di Matteo Garrone
- Iran: The Night Guardian di Reza Mirkarimi
- Panama: Tito, Margot & Me di Mercedes Arias & Delfina Vidal
- Paraguay: The Last Runway 2, Commando Yaguarete di Armando Aquino e Mauricio Rial
- Regno Unito: The Zone of Interest di Jonathan Glazer
- Francia: The Taste of Things di Trần Anh Hùng
- Svezia: Opponent di Milad Alami
- Palestina: Bye Bye Tiberias di Lina Soualem
- Norvegia: Songs Of Earth di Margreth Olin
- Bangladesh: No Ground Beneath the Feet di Mohammad Rabby Mridha
- Polonia: The Peasants di Dorota Kobiela e Hugh Welchman
- Messico: Totem di Lila Avilés
- Albania: Alexander di Ardit Sadiku
- Sudan: Goodbye Julia di Mohamed Kordofani
- Danimarca: The Promised Land di Nikolaj Arcel
- Moldavia: Thunders di Ioane Bobeica
- Vietnam: Glorious Ashes di Bùi Thạc Chuyên
- India: 2018 di Giuda Anthany Joseph
- Kenya: Mvera di Daudi Anguka
- Serbia: Because My Thoughts Are Struggling di Milorad Milinković
- Austria: Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel
- Venezuela: The Shadow of the Sun di Miguel Ángel Ferrer
- Giordania: Inshallah A Boy di Amjad Al Rasheed
- Singapore: The Breaking Ice di Anthony Chen
- Filippine: The Missing di Carl Joseph Papa
- Argentina: The Delinquents di Rodrigo Moreno
- Senegal: Banel & Adama di Ramata-Toulaye Sy
- Mongolia: City of Wind di Lkhagvadulam Purev-Ochir
- Costarica: I Have Electric Dreams di Valentina Maurel
- Malesia: Tiger Stripes di Amanda Nell Eu
- Irlanda: In the Shadow of Beirut di Stephen Gerard Kelly e Garry Keane
- Thailandia: Not Friends di Atta Hemwadee
- Namibia: Under The Hanging Tree di Perivi Katjavivi
- Nigeria: Mami Wata di CJ Obasi
- Burkina Faso: Sira di Apolline Traoré
- Sud Africa: Music is My Life di Mpumi Mbele
- Cina: The Wandering Earth 2 di Frant Gwo
- Camerun: Half Heaven di Enah Johnscott
- Cuba: Nelsito’s World di Fernando Perez
- Arabia Saudita: Alhamour H.A. di Abdulelah Alqurashi
- Pakistan: In Flames di Zarrar Kahn
- Repubblica Dominicana: Cuarencena di David Maler
Dalla lista sono stati esclusi i film di 3 Paesi, considerati dall’Academy non idonei rispetto alle regole di ammissibilità:
- Tagikistan: Melody di Behrouz Sebt Rasoul
- Kirghizistan: This Is What I Remember di Aktan Arym Kubat
- Hong Kong: Light Never Goes Out di Anastasia Tsang