Release USA: Beau is Afraid di Ari Aster

L’odissea kafkiana di Ari Aster dalla messa in scena stratificata, Beau is Afraid, con protagonista Joaquin Phoenix, divide la critica.

Arriva domani nelle sale americane il divisivo film di Ari Aster, Beau is Afraid, con protagonista il premio Oscar Joaquin Phoenix.

Un’epica odissea kafkiana ricca di idee e suggestioni che rimandano a Charlie Kaufman e a David Lynch. Un racconto bizzarro che mira a diventare un cult per la sua messa in scena stratificata fatta di inquietudini e paradossi.

Un disastro emotivo come punto di partenza di un viaggio verso casa doloroso e imprevisto in cui emerge l’infelicità di un Edipo moderno braccato dai conflitti con la figura materna.

TRAMA: è descritto come un horror surrealista ambientato in un presente alternativo. Joaquin Phoenix interpreta Beau, un uomo estremamente ansioso ma dall’aspetto rassicurante che ha una relazione difficile con la madre prepotente e non ha mai conosciuto suo padre. Quando sua madre muore, intraprende un viaggio verso casa che comporta alcune scelte mentre si connette alcune minacce soprannaturali.

TRAILER: https://youtu.be/-dSBXUrwq2s

Curiosità: Con un budget di 35 milioni di dollari, “Beau Is Afraid” è la produzione più grande di A24 fino ad oggi, superando il precedente detentore del titolo (Everything Everywhere All at Once).

In Italia sarà distribuito a partire dal 27 aprile da I Wonder Pictures.

CRITICS REVIEWS:

“L’ultimo film di Ari Aster è una tragicommedia nera come la pece attraverso i recessi più profondi legati alla colpa dei genitori nella sua odissea in stile Kaufman”

(Clint Worthington, Consequence)

“Il delirante viaggio sul senso di colpa di Ari Aster dalla durata di 3 ore potrebbe essere il suo film più spaventoso, perché chiarisce le sue ossessioni artistiche mentre le espande in nuove forme surreali”

(David Erlich, IndieWire)

“Ari Aster manda Joaquin Phoenix in un’odissea verso il nulla. Questo racconto di oltre tre ore sull’infelicità di Edipo vede al centro della vicenda un Phoenix in una forma insolitamente noiosa per poi farlo crollare nella stupidità”

(Peter Bradshaw, The Guardian)

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